Vuoi essere il mio Schiavo?

Uomini che non parlano molto. Che stringono la mascella invece di spiegarsi. Che sanno quello che vogliono — e quando lo vogliono, lo prendono. In Vuoi essere il mio Schiavo?, Manuel García racconta storie di desiderio maschile dove l'eros nasce dallo scontro, dalla tensione, dall’odore della pelle e del sudore, dalla fame che si legge negli occhi. Racconti carnali, urbani, concreti. Senza fronzoli. Senza filtri.

Nel racconto che dà il titolo alla raccolta, Al ha ventidue anni, un corpo esile ma un temperamento dominante. Ha fatto esperienza, ha esplorato, ha cercato. Ma l’incontro con XXX — un ragazzo sottomesso conosciuto online — cambia tutto. Tra loro, la chimica è immediata, violenta, quasi pericolosa. Dopo settimane di parole cariche di attesa, arriva finalmente il momento dell’incontro. Una panchina in riva al mare. Uno sguardo che si abbassa. Due corpi che si sfiorano.

“Mi ero promesso che questa volta non mi sarei trattenuto. Lui mi guardava in silenzio, come se stesse aspettando un ordine. E quando gliel’ho dato — con un gesto, non con la voce — ha obbedito. Il suo petto tremava sotto la felpa, e io sapevo che stava lì per me. Solo per me.”

Tra case abbandonate, spogliatoi deserti, cucine illuminate dal neon e officine che odorano di olio e pelle, García mette in scena l’attrazione maschile in tutta la sua potenza: grezza, fisica, viscerale.

Qui l’uomo desidera l’uomo. E nulla sarà più come prima.